SENATO DELLA
REPUBBLICA CAMERA DEI DEPUTATI
-------------------XIV
LEGISLATURA--------------------
COMMISSIONE
PARLAMENTARE D’INCHIESTA
SUL FENOMENO DELLA
CRIMINALITA’ ORGANIZZATA MAFIOSA O SIMILARE
RESOCONTO STENOGRAFICO
DELLA 19 a SEDUTA
MARTEDI’ 2 LUGLIO 2002
Presidenza
del presidente Roberto CENTARO
Audizione
del Procuratore nazionale antimafia, dotto Piero Luigi Vigna, e del
sostituto
procuratore della Direzione nazionale antimafia, dottor Gabriele Chelazzi,
sulle stragi del1992 e 1993
PRESIDENTE:
CENTARO (FI), senatore………….
PALMA
(FI), deputato
LUMIA
(DS-U), deputato…………...
MARITATI
(DS-U), senatore
VIGNA Procuratore
Nazionale Antimafia…
CHELAZZI
Sostituto Procuratore della
Direzione Nazionale Antimafia
……………………………………………………
PRESIDENTE.
Onorevoli colleghi, c’è un problema di organizzazione dei lavori. Da un
lato non vorrei interrompere l’esposizione del consigliere Chelazzi,
dall’altro sono previste votazioni in Aula sia al Senato che alla
Camera.Visto che vorremmo che la sua relazione fosse la più ampia
possibile, se il consigliere Chelazzi ritiene di poter suddividere il suo
intervento per parti, in modo da svolgerne una prima senza andare oltre le
10,30 e proseguire poi con le rimanenti, potremmo dedicare questi minuti a
una prima tranche della sua relazione.
PALMA
(FI). Un quarto d’ora, Presidente?
…………………………………………………………….
CHELAZZI.
Signor Presidente, anche in un quarto d’ora penso di poter dare qualche
riferimento che potrà servire come criterio guida nell’esposizione che
farò più avanti.Ritengo di poter riferire qualche dato,anche se non sarà
proprio di cronaca dell’indagine.
PRESIDENTE.
Allora possiamo procedere con una cronistoria per punti, salvo poi
riprenderla ed estenderla nel prosieguo dell’audizione.
CHELAZZI.
Anche a titolo personale ringrazio la Commissione per aver disposto questa
audizione. Mi fa infatti piacere – riprendo un dato banale finché si
vuole, ma per me non è banale, illustrato dal Procuratore Nazionale(
dott. Vigna ) e dopo essere stato per 185 udienze in un anno e mezzo (è
un bel ritmo) davanti alla Corte d’assise di Firenze a svolgere il primo
grado, quindi dopo essere stato davanti ai giudici che, con fascia e senza
fascia, rappresentano il popolo italiano - poter rappresentare a chi
rappresenta il popolo italiano in quest’Aula qualche cosa che in quella
sede giudiziaria non aveva ragione di ingresso.
D’altra parte, ho alle spalle nove anni di full immersion nella vicenda
delle stragi, ma per me l’applicazione dura tuttora, nell’ultimo dei
procedimenti, quello che è ancora in piedi e che va alla ricerca - non in
virtù di un teorema - di responsabilità concorrenti a quelle di cosa
nostra nella vicenda di strage. Ebbene, questa applicazione è tuttora in
corso: il Procuratore nazionale l’ha rinnovata pochi giorni or sono per
altri sei mesi, per tre giorni alla settimana, alla procura di Firenze;
così, questi nove anni abbondanti di full immersion nelle stragi sono
destinati a durare almeno altri sei mesi. Alla luce di tutto questo, in
base all’esperienza di uomo e di magistrato, poter mettere quello che
so, quello che ho capito e niente più che questo, a disposizione di un
organo importante come una Commissione Parlamentare d’inchiesta , è per
me motivo di soddisfazione, ma anche di gratitudine.
In questo quarto d’ora che resta al termine dell’audizione vorrei dire
una cosa molto semplice.
E’ ovvio che ci siamo impegnati al massimo per individuare le
singole responsabilità, perché non è stato molto semplice nemmeno
identificare le responsabilità interne: per quanto riguarda il momento
deliberativo interno, il momento organizzativo, il momento preparatorio e
quello esecutivo, per tutto quello che concerne "Cosa Nostra"
– e non c’era altro che "Cosa Nostra" sotto questo aspetto
– ritengo che le responsabilità siano state individuate una per una.
Pertanto, anche le due persone a cui faceva cenno il Procuratore
nazionale, assoggettate ad ordinanza custodiale qualche mese fa, i due
fratelli Giovanni e Tommaso Formoso, vanno a completare il quadro delle
responsabilità "sul campo". Ma se questo è stato l’impegno
fondamentale – e non poteva essere diversamente perché poi davanti ai
giudici dovevamo portare delle persone con una accusa esattamente definita
in termini di fatto e di anagrafe del fatto, vale a dire luogo e tempo –
l’impegno principale, che non ho difficoltà a dire non ha assicurato
risultati a carattere definitivo a tutt’oggi, è stabilire il perché di
queste stragi: infatti, quella che per i tecnici, o meglio i pratici del
processo, si chiama “la causale” ancora richiede di essere
approfondita.
Noi magistrati siamo portati per mille ragioni a fare degli schemi
semplificati.
Tali schemi anche in questo caso sono stati indispensabili per iniziare il
lavoro, sono stati indispensabili per avere un’idea guida, ma non sono
sufficienti.
Provo ad uscire da questo modo di ragionare che potrebbe sembrare
convenzionale o addirittura astratto.
I fatti di strage sono sette (Roma, attentato a Costanzo in Via
Fauro, 14 maggio 1993; Firenze, attentato di Via dei Georgofili, 27 maggio
1993;nella notte tra il 27 e il 28 luglio Milano, attentato di Via
Palestro, e Roma, attentati di San Giovanni in Laterano e di S. Giorgio al
Velabro ; Roma attentato allo Stadio Olimpico, 21 ottobre 1993;
Formello ,attentato a Contorno dell’ aprile 1994 ) e hanno occupato
undici mesi: credo che non ci siano precedenti nella storia dello Stato
unitario di sette fatti di strage in undici mesi.
Credo anche che come vicenda giudiziaria questa sia unica e irripetibile,
almeno nella storia repubblicana. E’ vero che, per semplificazione
doverosa, nei capi di imputazione c’è scritto che le motivazioni di
questi fatti di strage erano da ricondurre all’intendimento
incontenibile di "Cosa Nostra" di indurre le istituzioni dello
Stato a recedere, in qualche modo a rivedere determinate decisioni che si
erano tradotte in atti normativi e che avevano contrassegnato le linee
guida dell’azione di contrasto alle organizzazioni criminali.
Nei capi di imputazione questo c’è scritto: è contestata una finalità
di eversione sotto questo aspetto, finalità di eversione che è stata
ritenuta fino al grado di legittimità compreso.
Tuttavia, loro mi insegnano che poi bisogna spiegare meglio, bisogna
andare più in profondità per capire com’è che questa finalità, o
meglio questo obiettivo, ha prodotto che si colpissero determinati
obiettivi e non altri; che si agisse non in Sicilia ma fuori della
Sicilia; che si alternassero obiettivi ai quali è inutile
– perché
sarebbe vano –disconoscere una notevole disomogeneità; che si sia
passati dall’attentato a una persona di ampia immagine pubblica, un
giornalista di grande qualità professionale come Costanzo, a chiudere
tutta la campagna di attentati con un’azione stragista, e come tale
superflua, per eliminare un collaboratore di giustizia: primo caso nel
quale un collaboratore di giustizia viene attentato (scusatemi il termine
volgare dal punto di vista linguistico) con un mezzo di strage, cioè con
il tritolo. C'è da spiegare la ragione per la quale tra un fatto e un
altro intercorrono in alcuni casi pochi giorni, in altri un periodo di
tempo lungo. C'è da spiegare la ragione per la quale non è stato
replicato un certo attentato che fallisce, quello allo Stadio Olimpico,
che riteniamo di aver datato con esattezza quasi millimetrica.
Era indispensabile che si arrivasse a datarlo, perché fino alle
sentenze che abbiamo chiesto ai giudici di merito non eravamo stati capaci
di maggior precisione, se non quella di dire "sul finire del 1993 -
gli inizi del 1994", non avevamo indicazioni più precise. Se sarà
necessario chiederò al Presidente di segretare la seduta e a partire da
quel momento spiegherò.
Era importante riuscire a stabilire non solo la data di questo attentato,
ma anche di depurare la ricostruzione dell'attentato da alcuni di elementi
di confusione. In buona sostanza, occorre domandarsi chi si voleva colpire
con questo attentato. Dopo di che, occorre rispondere alla domanda
ulteriore: perché questo attentato non è stato replicato? E, più in
generale, perché le stragi ad un certo momento finiscono?
Tutti capiscono che queste notazioni un po' disordinate hanno però un
denominatore comune. Sembrerebbero tanti piccoli "perché", ma
avendo a che fare con fatti di strage nessun "perché" è
piccolo, sia quando una strage si fa sia quando si decide di non
replicarla. Sono grossi ed impegnativi "perché" che vanno a
costituire un "perché" più grande; o meglio, obbligano chi ci
ha lavorato a capire come si è strutturato il "perché"
generale, se esso è continuo o discontinuo, se è stato influenzato o
meno da certi avvenimenti interni a Cosa Nostra: Riina, pur essendo
arrestato ben 4 mesi prima dell’inizio dei fatti di strage, viene
condannato all'ergastolo, per questi perché l'indagine mette i giudici
nella condizione di poter affermare senza incertezze che la deliberazione,
in tutte le sue componenti essenziali, è
partita con anticipo; e questo è un altro "perché": la
deliberazione delle stragi inizia grosso modo nell'estate del 1992, ma si
passa all'azione nella primavera inoltrata del 1993.
E' il quesito centrale al quale penso, se sarà negli intendimenti della
Commissione, fornendo elementi e dati, di contribuire con un
approfondimento che -mi sia consentito - non si può chiedere al giudice
al di là di una certa soglia. Al giudice il post factum di un
delitto di regola interessa poco: le ricadute di azioni criminali così
gravi sulla società civile - mi fermo qui, non dico altro dato che faccio
il magistrato - non possono interessare ad un giudice.
Quindi, se lo zoccolo duro, se il nucleo centrale dell'esposizione e
l'intendimento della Commissione è conoscere qualcosa dei sette fatti di
strage e delle ipotesi praticate per individuare le responsabilità, credo
sia indispensabile che io provi, al meglio delle mie possibilità, aiutato
dal Procuratore Nazionale
( dott. Vigna )che conosce queste vicende bene quanto le
conosco io, ad allargare gli scenari anche sugli antefatti e su quelle che
io chiamo le sequenze concorrenti parallele: non esiste solamente una
sequenza di "un prima", di un dato intermedio e di un posterius rappresentato
da un fatto di strage"; ci sono le sequenze parallele, che riguardano
vicende interne di cosa nostra, dinamiche di supremazia, eliminazioni,
anche nel senso fisico del termine, di capi famiglia e di capi mandamento.
Se non lo vogliamo chiamare un tracciato, questa è una sorta di premessa
metodologica attorno alla quale, quando la Commissione lo riterrà, io
vorrei organizzare la mia esposizione.
La ringrazio, Presidente. Mi sembra di essere stato abbastanza conciso.
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